Tedeschi

Tullio TEDESCHI

Tullio Tedeschi nacque a Isernia il 15 Luglio 1910 da Felice ed Angiolina Milone. Di intelligenza sveglia, dotato di spirito di osservazione e d'iniziativa, compì i primi studi mostrando uno spiccato interesse per tutto quanto era legato a discipline tecniche. Il mare esercitò sempre su di lui un fascino particolare, in esso vedeva il simbolo stesso della libertà. Così entrò volontario nella Regia Marina nel luglio 1927 e , previo un esame, frequentò la Scuola Meccanici a Venezia che frequentò per due anni risultando al colloquio finale settimo su 228 allievi. Le sue abilità lo fecero avanzare al grado di sottocapo nell'ottobre 1929, imbarcandosi successivamente sul cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi a Genova e poi, nel 1930, nella cannoniera Carlotto dislocata nei mari dell'Estremo Oriente. Tre anni dopo rientra e salpa sul cacciatorpediniere Euro.

Dopo aver frequentato il Corso I.G.P. (Istruzione Generale e Professionale) ed ottenuta la promozione a secondo capo, nel febbraio 1934 Tedeschi entrò a far parte dell'equipaggio dei sommergibili Santarosa e X.3 fino all'agosto 1935. All'avvento della guerra d'Etiopia Tedeschi fu inviato in missione per conto del Ministero degli Affari Esteri, stabilendosi presso la Legazione italiana di Addis Abeba e nella stazione R.T. del Comando Superiore in Africa Orientale ad Asmara.

Rientrato in Italia nel gennaio 1936 fu destinato prima all'Ufficio Tecnico delle Armi Navali di Milano, quindi riuscì ad entrare nella Xª Flottiglia MAS, stabilendosi prima a Venezia e poi a Lero, nel mar Egeo. Nel 1940, quando tornò in Italia, venne promosso secondo capo scelto e diventò operatore dei mezzi speciali d'assalto. Per forzare la Baia di Suda, gesto che gli varrà la più alta onorificenza militare, fu necessario, per il sommozzatore italiano, ritornare a Lero, da dove partì insieme ad altri 5 operatori verso il porto nemico il 26 marzo 1941. La missione, curata nei minimi dettagli dal comandante dei mezzi d'assalto di superficie, capitano di fregata Vittorio Moccagatta, fu il primo successo per i mezzi d'assalto della Regia Marina. In base agli ordini di attacco assegnati sul luogo dal capo spedizione tenente di vascello Luigi Faggioni, il barchino di Tedeschi, insieme al barchino del sottotenente di vascello Angelo Cabrini, aveva come obiettivo l'incrociatore York della Royal Navy, ancorato nella baia. La manovra di attacco per non perdere l'effetto sorpresa, prevedeva l'avvicinamento nel massimo silenzio possibile fino a circa centocinquanta metri dall'obiettivo, dopodiche' ci si lanciava alla massima velocita'. Una volta puntato il barchino contro il bersaglio venivano bloccati i timoni di direzione dello stesso; giunti a circa ottanta metri il seggiolino veniva sbalzato in mare e il pilota lo usava come zatterino per salvarsi dallo scoppio che lo avrebbe ucciso se fosse rimasto immerso in acqua. In seguito all'azione Tedeschi venne preso prigioniero dagli inglesi e rimpatriato solo nel marzo 1944 per unirsi a Mariassalto durante la guerra di liberazione.

Dopo il conflitto prestò servizio all'Ufficio Tecnico dell'Autoreparto del Ministero della Marina e nel novembre 1947, a domanda, fu collocato in congedo ed iscritto nel Ruolo d'Onore, dove conseguì la promozione a capo di prima classe.

Dal suo ritorno ad Isernia fino alla sua dipartita la Medaglia d'Oro Tullio Tedeschi aveva conservato lo stesso spirito vivace, critico, generoso degli anni verdi, con la stessa arguzia, la stessa affabilità e, quando necessario, con l'energia di sempre. Pago di quanto dalla vita aveva avuto e di quanto egli stesso aveva dato, era circondato dalla stima, dal rispetto di tutti e dall'affetto dei suoi Cari.

Il il 2 novembre 1987 l'ex membro della Xª MAS, per l'aggravarsi di un malanno conseguenza di tanti anni di vita sul mare e di una lunga prigionia, varcava la soglia dell'eternità. Il giorno dopo, con solenne rito militare, furono resi gli estremi onori alla Medaglia d'Oro. Il rito funebre si svolse nella Cattedrale di Isernia officiato dal Vescovo Mons. Ettore Di Filippo. All'uscita dalla Chiesa una Compagnia di marinai agli ordini dell'Ammiraglio di Squadra Franco Papili, comandante del Dipartimento Marittimo dell'Alto Adriatico, rese gli onori militari alla salma alla presenza delle restanti Medaglie d'Oro del Gruppo di Suda, e, sulle note del "silenzio", il popolo di Isernia con un commosso, irrefrenabile applauso diede l'estremo saluto al suo Eroe.