cenni storici:

 

 

 

   
Fine anni '30, il momento storico era paurosamente incerto e la grandi Nazioni mondiali precipitavano verso la guerra. La Germania entra ufficialmente in guerra il 1° Settembra 1939 con l'invasione della Polonia, l'Italia dichiara la sua non belligeranza ma contemporaneamente si mette sul piede di guerra. Dopo 9 mesi di guerra la Germania ha già conquistato Polonia, Danimarca, Norvegia, Olanda, Belgio e Francia, sembrava che la "guerra lampo" tedesca fosse inarrestabile. Basandosi su questa convinzione Mussolini il 10 Giugno 1940 trascina l'Italia nella voragine della guerra credendola ormai agli sgoccioli, e da Palazzo Venezia annuncia l'entrata in guerra dell'Italia al fianco della Germania.

Nel frattempo la I Flottiglia M.A.S. è già a Lero nel Mar Egeo, da questo momento per il Capo Macchinista Tullio Tedeschi, che ha già 13 anni di provata esperienza marinaresca, la vita prende un nuovo corso.

Dopo 16 mesi di guerra l'Italia non aveva dato ancora nessun valido contributo alle operazioni militari in corso, in più le forze aeronavali inglesi paralizzavano la flotta italiana nel porto di Taranto ed il generale Wavel in Africa travolgeva le forze del generale Graziani conquistando nel Febbraio 1941 l'intera Cirenaica mentre il Duca Amedeo d'Aosta era costretto a cedere le armi in Africa Orientale essendo stato completamente tagliato fuori dalla Madre Patria.

Da questa drammatica situazione ha inizio la vicenda dei Mezzi d'Assalto della Marina italiana che dovevano stupire il mondo e suscitare l'ammirazione dello stesso nemico.

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cosa erano i "mezzi d'assalto" chiamati M.T.M.?

Gli antenati dei MTM erano i M.A.S. (Motoscafi Armati Siluranti e, successivamente, Motoscafi Anti Sommergibili) dalla sigla MAS Gabriele D'Annunzio suggerì il motto " Memento Audere Semper " (ricordati sempre di osare). Al contrario dei MAS gli MTM (chiamati "barchini") non erano armati di siluri, erano più piccoli e la loro unica arma consisteva in una carica di esplosivo situata nella prua. Queste unità d'assalto avevano il compito di entrare nei porti nemici di sorpresa, nelle notti buie, ed affondare le navi presenti alla fonda.

Dopo questi dovuti cenni storici riguardanti la situazione generale ed i mezzi d'assalto della Marina, inizia la storia che riguarda direttamente Tullio Tedeschi. -

Alla fine del 1940 da La Spezia 8 barchini destinati all'impresa di Suda furono caricati su un treno speciale con destinazione Augusta in Sicilia. I barchini, che naturalmente viaggiavano coperti dal segreto militare, erano scortati da due sottufficiali, mentre Capoconvoglio fu scelto il 2° Capo Macchinista Tullio Tedeschi che avrebbe dovuto viaggiare su un altro treno direttissimo ed in segreto.

Un detto recita: il buongiorno si vede dal mattino, e se quel viaggio da La Spezia ad Augusta era "il mattino", il resto del "giorno" sarebbe stato tutto un programma! Il viaggio si rivelò a dir poco avventuroso. Giunto a Roma Tedeschi si recò presso la Dirigenza della stazione per conoscere l'esatta posizione del "treno speciale".Dopo una lunghissima serie di telefonate il funzionario disse che "forse" il treno era già transitato ed era diretto a Sud, cosa peraltro impossibile. Per riuscire ad avere informazioni sicure Tedeschi non aveva altra scelta che recarsi al Ministero della Marina. Giunto al Ministero fu ricevuto da un Ammiraglio e ci fu anche un vivace scambio di battute, l'Ammiraglio a chiedere come mai Tedeschi avesse perso contatto col treno e Tedeschi gli fece presente che da ordine di servizio egli doveva scendere a Roma e ricongiungersi li al treno.Alla fine l'Ammiraglio venne a sapere che il treno speciale si stava dirigendo a Villa San Giovanni, e Tedeschi con un'autorizzazione speciale che gli consentiva di prendere qualsiasi mezzo ripartì. A Napoli ci fu l'ennesimo contrattempo, erano i giorni precedenti il Natale e mentre tentava di salire sul primo affollatissimo treno verso Sud, Tedeschi fu afferrato da un ferroviere che non voleva assolutamente farlo salire perchè in quelle condizioni non era possibile viaggiare. Esasperato dallo zelante funzionario e preoccupato di dover raggiungere assolutamente il "suo carico speciale" Tedeschi reagì mollando un ceffone al ferroviere che, naturalmente, chiamò i Carabinieri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

Quando il carabiniere gli chiese i documenti il capoconvoglio gli mostrò il tesserino e l'autorizzazione speciale dicendogli <fai presto a prendere le generalità, se perdo il treno la responsabilità sarà tua!>. I carabiniere restituì immediatamente i documenti dicendo <Si accomodi, si accomodi!> con grande meraviglia dello schiaffeggiato.

Tedeschi arrivò ad Augusta giusto in tempo per vedere dalla banchina due cacciatorpedinieri che si allontanavano con i barchini a bordo. Non si perse d'animo, saltò dentro un motoscafo della Marina ormeggiato li vicino mostrando il tesserino al marinaio ed ordinandogli di raggiungere i cacciatorpedinieri. Il marinaio sicuramnte pensò di trovarsi al cospetto di una specie di 007 della Marina ed eseguì senza fiatare! Intanto da uno dei caccia il Capitano di Fregata Comandante Moccagatta vide la scena col binocolo ed ordinò di rallentare la velocità per permettere al motoscafo di raggiungerli.Una volta a bordo tedeschi cercò di spiegare l'accaduto, ma il Comandante Moccagatta, che lo conosceva benissimo, non gli diede tempo di spiegare dicendogli <Ero sicuro che saresti arrivato!> e finì tutto li.

I due caccia giunsero a Lero il 28 Dicembre 1940 e ripartirono subito dopo aver sbarcato i barchini perchè il Comandante Moccagatta in quei giorni doveva preparare un'altra spedizione contro Malta. Prima di partire volle salutare tutti gli incursori, strinse la mano a tutti ed a Tedeschi disse <ciao Tedeschi, ci rivedremo presto, ma non come quella volta sulla panchina del lungomare Chiodo...>. Risero. Il Comandante si riferiva ad una sera quando, passando di la, aveva visto Tedeschi con una bella spezina. Non si sarebbero più rivisti ... sette mesi più tardi, all'alba del 26 Luglio, nel forzamento della base di Malta il Capitano di Fregata Moccagatta trovò eroica morte.

   
   

La squadriglia di MTM era comandata dal Tenente di Vascello Luigi Faggioni, ne facevano parte il Sottotenente di Vascello Angelo Cabrini, il 2° Capo Motorista Tullio Tedeschi, il Capo cannoniere Alessio De Vito, il 2° Capo Motorista Lino Beccati, il Sergente Cannoniere Emilio Barberie, come riserva, Fiorenzo Capriotti (che parteciperà il successivo 26 Luglio al forzamento della base di Malta con il Comandante Moccagatta, e per la quale sarà insignito della Medaglia d'Argento al Valor Militare). In attesa dell'impiego gli uomini si addestravano sottoponendosi a dure prove già eseguite centinaia di volte durante il durissimo allenamento preparatorio per l'Impresa. il 18 Gennaio 1941 il Comando Superiore dell FFAA delle isole italiane dell'Egeo emanò l'ordine di dar corso alla missione in una delle notti di luna nuova tra il 23 ed il 31 Gennaio.

Il 23 Gennaio i caccia Crispi e Sella con a bordo i barchini, lasciarono Lero alla volta di Stampalia, altra isoletta italiana più vicina a Creta. Tuttavia per una serie di circostanze l'ordine di attacco non fu dato ed i caccia rientrarono a Lero. Un nuovo ordine fu dato nel Febbraio, ma nemmeno questa volta venne eseguito perchè la ricognizione aerea mostrò che nel porto di Suda non vi erano navi. Il 24 marzo di nuovo i caccia lasciarono Lero e raggiunsero Stampalia. La mattina del 25 aerei inglesi effettuarono una incursione su Stampalia. Il piroscafo Lero, su cui alloggiavano gli incursori, fu colpito da 5 bombe di piccolo calibro una delle quali, dopo aver forato il fianco della nave, si arrestò senza esplodere sulla cuccetta di Tedeschi il quale, alle prime luci dell'alba, era andato a caccia sulle alture di Stampalia per arricchire i frugali pasti di bordo, scampandola bella. Quando, attirato dal rumore delle esplosioni, rientrò constatò che il suo barchino era stato leggermente danneggiato dalle schegge, lo riparò e vi scrisse sulla prora "vendetta". Anche il Crispi fu leggermente danneggiato e due uomini dell'equipaggio morirono.

Il pomeriggio del 25 Marzo la ricognizione aerea accertò la presenza di numerose navi nella Baia di Suda. La situazione era buona, il tempo ed il mare eccellenti. Fu deciso di portare finalmente a termine la missione. I due caccia con una pericolosa manovra misero in acqua i barchini già accesi. Al momento della partenza il comandante del Crispi , Capitano di Fregata Ferruta, salutò i valorosi con un possente "viva l'Italia" a cui fece eco tutto l'equipaggio, cosa che lasciò gelati i sei dell'impresa che avevano perfino fatto lasciare a terra il cane del Comandante per evitare che se avesse abbaiato avrebbe allertato gli inglesi!

-l'attacco-

Alle 00,10 i barchini iniziano a dirigersi in formazione verso la costa, ore 01,40 sono in vista dell'imboccatura della baia e mezz'ora dopo, con i motori al minimo per non farsi scoprire dalle sentinelle del Forte Suda, una fortezza posta all'imbocco della baia, passano tra Forte Suda e Punta Suda superando la prima linea di sbarramento nonostante l'accendersi di due riflettori che illuminano le acque. La seconda ostruzione è più stretta ed il barchino di Barberi vi resta impigliato perdendo il salvagente, ma comunque riesce a recuperarlo ed a disincagliarsi continuando la missione. Alle 02,45 tutti gli Operatori hanno passato le prime 2 ostruzioni e si ritrovano nel centro della baia, l'alba è alle 05,18 per questo devono aumentare i giri e dirigersi verso il fondo della lunga baia che è ancora lontano e poi c'è ancora un'altra ostruzione da superare. Ore 04,30 il gruppo arriva in vista della terza ostruzione, questa è di quelle a sfere vicinissime collegate da gomiti ad astuccio, impossibile da superare; l'unica è di seguirla fino alla costa dove è ancorata a grosse boe di testata. Qui, sotto una piccola costruzione in muratura destinata alle sentinelle, c'è un piccolo spazio tra la boa di testata e la costa dove i barchini si infilano silenziosamente mentre i Nostri ascoltano le sentinelle inglesi chiacchierare tra di loro. 16 minuti dopo il gruppo si ricompatta all'interno della rada ed i Comandante Faggioni provvede, dopo una ricognizione visiva, ad assegnare i bersagli ai suoi uomini.

Assegna al S.T.V. Cabrini ed al Capo Tedeschi una grossa nave da guerra a circa 300m., essendo un bersaglio importante non solo vengono assegnati 2 barchini ad essa, ma altri 2 Operatori sono di riserva nel caso che Cabrini e Tedeschi falliscano il bersaglio. Si verrà successivamente a sapera che la nave era l'incrociatore pesante York. A Barberi viene assegnata una nave cisterna con la raccomandazione di non muoversi finchè non si siano sentite le esplosioni provenienti dall'obiettivo principale, Beccati e De Vito sono di riserva a Cabrini e Tedeschi, ma De Vito , tratto in inganno dalla differente rotta di Barberi, non si trova ed allora Faggioni insieme a Beccati resta di riserva. Sono le 05,30 la luce comincia ad essere sufficiente perchè la sagoma dello York si distingua bene, essendo risuonata a bordo la sveglia ed iniziando ad uscire fumo dalle ciminiere, Cabrini teme che la York si prepari a muoversi e decide di partire e da l'ordine di attacco anche a Tedeschi. I due partono a tutto motore da circa 300m. e giunti a soli 80m. bloccano il timone e si gettano in acqua, appena il tempo di mettere parte del corpo sullo zatterino ed ecco le esplosioni quasi contemporanee e la grande nave inizia a sbandare fortemente sulla sinistra mentre l'acqua schiaffeggia con violenza le gambe dei due italiani.

Constatato il successo dell'attacco allo York anche gli altri incursori partono all'attacco dei propri bersagli mentre le esplosioni sisusseguono in numero maggiore di quello dei MTM, sono le mine che esplodono a causa dello spostamento d'acqua, le batterie di cannoni allertate iniziano anch'esse a sparare, dapprima in aria credendo un attacco aereo, e successivamente sullo specchio d'acqua libero dalle navi. Nell'inferno che si scatena dopo le prime eslosioni la petroliera Pericles viene squarciata da entrambi i lati, 2 Operatori la hanno attaccata l'uno all'insaputa dell'altro. Quando ormai sono circa le 07,00 del 26 Marzo 1941 e la situazione si è parzialmente calmata tutti i sei incursori, miracolosamente salvi, vengono catturati dagli inglesi e portati a terra nel carecere di Paleocastro per i primi interrogatori. La cronaca ci racconta che un marinaio greco Dimitri Sarucco, presente nel porto quel giorno, riferì quanto gli inglesi furono stupiti ed anche ammirati da come i barchini fossero riusciti a superare gli sbarramenti, penetrare nella Baia ed infliggergli quella sonora sconfitta. Era la prima azione di successo della Marina Militare dall'inizio del II conflitto mondiale. Peccato che di li a 2 giorni ricevettero da una sentinella notizia che 6 grosse navi italiane erano state affondate o danneggiate in uno scontro con la Royal Navy e che quest'ultima non aveva sofferto alcuna perdita, la tristemente famosa battaglia di Capo Matapan aveva avuto luogo oscurando con la sua tragedia il brillante risultato della Baia di Suda.

-la lunga prigionia-

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Dopo i ripetuti interrogatori durante i quali i Nostri non vollero rivelare niente al nemico nonostante le pressioni psicologiche subite inizialmente, quali la detenzione in buie celle microscopiche di 1m. x 1m., la simulazione del plotone di esecuzione, furono riuniti ai superstiti dello scontro di Capo Matapan e trasferiti con grosse zattere su un piroscafo che li avrebbe condotti verso una ignota destinazione. Un'altra sorpresa doveva però aspettali, i sei non furono imbarcati insieme agli altri prigionieri italiani, ma furono condotti a bordo con un comodo motoscafo, alloggiati in sei cabine di lusso e gli fu servito té e pasticcini, subito dopo gli fu annunciata la visita di un Alto Ufficiale. Quando l'Ufficiale arrivò nel Quadrato chiarì le perplessità che avevano i Nostri, dopo un impeccabile saluto disse in buon italiano < Sono venuto a stringevi la mano se me lo permettete. Sono il il Comandante del porto, quello che voi avete battuto. Ho fatto per la vostra sistemazione a bordo tutto quanto era in mio potere. Tra poco partirete e, una volta partiti, nondipenderete più da me. Vi auguro buona fortuna!>. Durante la traversata da Creta alla Grecia la nave fu attaccata dagli stukas tedeschi ma senza essere colpita. Dalla Grecia furono portati in Palestina, da qui in Egitto e finalmente in Inghilterra. Durante questi trasferimenti tentarono 2 volte la fuga, ma senza successo. Riuscirono però a comunicare, con un codice stabilito che sembrava essere una semplice lettere a casa, al Comando Supermarina italiano quanto erano riusciti a fare quella notte del 26 Marzo a Suda: "Caro babbo, sono prigioniero degli inglesi. Ti prego di stare tranquillo perchè io sto benissimo fisicamente e moralmente. Ti perverranno mie notizie anche tramite Vaticano. Bacio i cari con affetto. Tullio".

Tullio Tedeschi fece ritorno dalla prigionia il 10 Marzo 1944. A Brindisi venne sentito dalla Commissione per i prigionieri di guerra della Regia Marina che redasse il seguente verbale:

"REGIA MARINA - COMMISSIONE PER I PRIGIONIERI DI GUERRA- Verbale di disimpegno N° 485, relativo al reduce da prigionia Capo M.N.3a classe Tedeschi Tullio matricola 17209 della Flottiglia M.A.S. Speciale (Mezzi d'assalto) - Baia di Suda. Esaminato il resoconto d'interrogatorio del suindicato Sottufficiale, complilato in data 27 Apriule 1944; Udito il giorno 3 Settembre 1944 l'interessato; LA SOTTOSCRITTA COMMISSIONE - Ritiene che il suddetto Sottufficiale col suo contegno di prigioniero abbia non solo confermato in modo brillantissimo le spiccate qualità militari e di carattere che aveva indubbiamente dimostrato quale combattente, ma abbia dato prova di coraggio morale, fierezza di contegno, dignità personale, correttezza di modi accompagnate da fermezza ed energia, corrispondenti a personalità assolutamente eccezionale. Tale infatti esso si è rivelato in tutte le vicende ed in tutti gli episodi; nel subire l'inevitabile cattura; nel rispondere agli interrogatori; nel richiamere il nemico all'osservanza delle norme internazionali; nel protestare contro i trattamenti poco umani; nel tentativo di fornire notizie ai nostri sommergibili; nell'adoperarsi ad ottenere il buon funzionamento dei campi di prigionieri sotto tutti i riguardi; nel sedare incidenti e comporre vertenze; nel rinunziare offese alla Nazione ecc. Giudica che il comportamento del Capo M.N. Tedeschi Tullio è non solo immune da qualsiasi rilievo ma meritevole di encomio, e che gli si possono corrispondere eventuali competenze arretrate per il periodo dal 26 Marzo 1941 al 10 Marzo 1944. Segnala infine, la relazione supplementare in sede d'interrogatorio quale interessante fonte di notizie e pone in evidenza il modo con il quale il nemico ha trattato i nostri prigionieri. Il presente verbale è stato redatto in cinque copie. Brindisi, 18 Ottobre 1944.

Dopo tale verbale Tedeschi riprese servizio sui mezzi d'assalto e partecipò poi alla Guerra di Liberazione nella ricostituita Mariassalto.

-motivazione della Medaglia d'Oro-

“Coraggioso e tenace operatore di mezzi d'assalto di superficie, con altri valorosi già compagni dei rischi e delle fatiche di un durissimo addestramento, dopo una difficile navigazione, forzava una ben munita base navale avversaria, superando un triplice ordine di ostruzioni.
Nella rada violata, quando già imminente era l'alba, con freddezza pari al coraggio attendeva, riunito ai compagni, che il Comandante della spedizione procedesse al riconoscimento ravvicinato degli obiettivi e li assegnasse all'audacia dei suoi uomini.  Una volta ottenuto il via si lanciava con saldo animo all'assalto contro un incrociatore pesante nemico affondandolo, con l'azione concomitante di un altro assalitore e coronando con successo, con l'alto spirito aggressivo, la concezione teoricamente perfetta dell'impresa.
Degno in tutto delle più pure tradizioni di eroismo della Marina italiana”.

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